La morte tragica di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta ha scosso le coscienze di tantissime persone in questi giorni.
Un caso di femminicidio che non è isolato, ma che sta attraversando l’opinione pubblica in forma trasversale e sta creando dibattito e movimento.
In tutta Italia si stanno programmando appuntamenti nelle piazze e anche Cosenza risponde con l’invito a ritrovarsi in piazza XI Settembre, venerdì 24 novembre alle ore 18.
Non è il momento di stare zitte
L’approssimarsi della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne moltiplica le iniziative rivolte a puntare i riflettori sul tema della violenza di genere.
Quest’anno il 25 novembre avrà un sapore ancora amaro, perché continua senza sosta lo stillicidio delle donne vittime di femminicidio in Italia.
Giulia Cecchettin è stata la 105esima dall’inizio del 2023 e purtroppo non l’ultima. Le notizie di cronaca infatti riportano ancora episodi tragici di questi giorni, di queste ore.
Un fenomeno che trova nella morte delle donne l’apice di violenze e atteggiamenti prevaricatori ampiamente diffusi e traducibili in un notevole ventaglio di azioni e parole comuni.
Riprendendo la sollecitazione di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, parte l’esigenza di non far spegnere i riflettori, anzi di fare rumore per avviare azioni reali di cambiamento sociale e culturale.
E anche la città di Cosenza scenderà in piazza “per Giulia e per tutte”, con un invito che parte dal basso e vuole coinvolgere più persone possibili.
Per Giulia e per tutte
Riportiamo di seguito il comunicato realizzato dagli organizzatori e dalle organizzatrici, che tracciano le motivazioni della scelta di scendere in piazza.
Siamo stanche e arrabbiate di dover vivere in un costante stato d’allerta, di doverci proteggere dalla violenza di uomini che non sono malati, ma sono i figli di un sistema educativo e valoriale in cui noi veniamo percepite come oggetti di loro proprietà.
Siamo stanche di dover fare attenzione quando torniamo a casa, siamo stanche di temere per la nostra vita se prendiamo un treno di notte, non vogliamo più dover pensare a come vestirci per evitare di essere molestate per strada.
Abbiamo paura, spesso all’interno delle nostre stesse case, perché la maggior parte delle violenze avviene proprio per mano di chi ci sta a fianco; abbiamo paura a lavoro dove le molestie e i ricatti sono all’ordine del giorno.
Di fronte a istituzioni cieche, mute e sorde, che si ricordano della violenza di genere soltanto nelle date comandate, riempite di inutili conferenze, e che ogni tanto dipingono una panchina di rosso, vogliamo dire basta alle azioni simboliche che non ci tutelano e che non cambiano di una virgola il presente.
Pretendiamo azioni concrete, educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, più finanziamenti ai centri antiviolenza, ai servizi sociali e a tutte quelle associazioni che ogni giorno si spendono per contrastare una piaga sociale che miete centinaia di vittime all’anno.
Non serve nessun minuto di silenzio, non è il momento di stare zitte, non lo saremo mai più.
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